PUGNOZEN: LA MENTE VIENE PRIMA DEL PUGNO - ACCADEMIA ARTI ORIENTALI ASD
Libero adattamento da:
Marco Romano
Le origini delle arti marziali cinesi si perdono nella notte dei tempi. Infatti, scoperte archeologiche in Cina dimostrano che i cinesi dell’età della pietra erano esperti in arti marziali e possedevano armi quali lance e spade in pietra ed osso.
Tra il VI° ed il V° secolo a.C., Confucio invitava i giovani allo studio delle arti marziali, oltre allo studio dei libri, mentre tra il IV° ed il III° secolo a.C. erano diffusi gli Yu Hsieh (Cavalieri Erranti), grandi esperti di arti marziali.
Il termine “ kung fu ” è stato introdotto di recente, ma il termine più comunemente utilizzato dal III° secolo a. C. al XIX secolo d.C. era “wuji”, dove wu significa marziale e ji significa arte.
Durante la dinastia Han (207 a.C. – 220 d.C.), il wuji comprendeva il tiro con l’arco, il combattimento a cavallo, il sollevamento pesi, il pugilato, la lotta libera, il combattimento con e senza armi, la pratica di forme e gli allenamenti. Molta considerazione era data all’abilità nel maneggiare la spada.
Dopo la caduta della dinastia Han ci fu il cosiddetto “medioevo cinese” (221-617 d.C.) e si formarono vari stati che si combatterono per 400 anni. In questo periodo vennero create le forme, cioè raggruppamenti di figure abituali che prevedevano tecniche con e senza armi.
Ad esempio, il Maestro Kuo I creò lo stile Ch’ang Shou (Lunga Mano) nel II° secolo d.C., e nel III° secolo d.C. il medico taoista Hua To codificò degli esercizi per la salute osservando il comportamento di cinque animali
Intorno a questi anni giunse dall’India il venerabile Bodhidharma per diffondere il buddhismo in Cina, e nel 527 d.C. si stabilì nel monastero di Shaolin , nella provincia dello Henan.
Bodhidharma (in cinese Ta Mo) era un principe indiano che aveva rinunciato alle ricchezze per diventare un monaco buddhista. Egli notò che i monaci di Shaolin erano troppo deboli per la pratica intensa della meditazione, e quindi insegnò loro degli esercizi fisici e di respirazione provenienti da tecniche yoga atti a sviluppare il corpo esteriore e l’energia interiore che furono descritti in due trattati: I Chin Ching (trattato sul movimento dei tendini) e Hsi Sui Ching (trattato sul lavaggio del midollo osseo), oltre ad una serie di movimenti detti Shi Pa Shou Lohan (le diciotto mani di Lohan).
Tali esercizi consistevano in vere e proprie tecniche a mani nude che rappresentano il nucleo delle tecniche dello stile di Kung Fu Shaolin .
Quindi i monaci di questo tempio iniziarono a praticare le arti marziali, e dopo anni di duri allenamenti e privazioni mondane divennero formidabili combattenti, fisicamente e spiritualmente.
Tali pratiche diedero quindi l’ispirazione allo sviluppo del Kung Fu Shaolin.
Il Kung Fu divenne molto popolare durante la dinastia Song (960-1279 d.C.), sostenuto fortemente dallo stesso imperatore, anch’egli esperto di Kung Fu Shaolin. Erano molto diffusi circoli di arti marziali, fra cui associazioni di arcieri, lancieri e lottatori.
Nel XII° secolo d.C. visse un famoso Maestro, Yueh Fei , che secondo la tradizione mise a punto gli esercizi del Pa Tuan Chin che vengono tuttora praticati in tutti gli stili di Kung Fu.
Durante la dinastia Yuan (1279-1368 d.C.), con i Mongoli al governo della Cina, fu proibito ai cinesi il possesso delle armi e la pratica delle arti marziali, la quale continuava però segretamente e veniva anche dissimulata nelle azioni teatrali, dandone quindi una tendenza più dimostrativa.
Si inizia a fare la distinzione tra scuole “esteriori” ( Wai chia ) ed “interiori” ( Nei chia ) di Kung Fu, le prime riconducibili al monastero di Shaolin, le seconde ai monti Wudang.I termini “esteriore” ed “interiore” sono sempre fraintesi, ma sono da considerare solo come punto di partenza dello stile stesso.
A cavallo tra la dinastia Yuan e la dinastia Ming visse sul monte Wudang un monaco taoista di nome Chang San Feng , che la tradizione descrive come il creatore del Taiji Quan (o T’ai Chi Ch’uan).
La leggenda narra che Chang San
Feng, esperto di arti marziali,
assistette al combattimento fra
una gru ed un serpente.
Il serpente si sottraeva con
movimenti sinuosi e continui agli
attacchi rettilinei della gru, per poi
contrattaccare rapidamente.
Quindi Chang San Feng capì che la
morbidezza e la flessibilità
vincevano sulla durezza e sulla
forza, ed applicò tale principio alle
arti marziali dando vita al Taiji Quan.
Nel periodo della dinastia Ming nacquero tanti altri stili di Kung Fu, come ad esempio il Wu Hsing Quan (boxe delle cinque forme), che si basava sui comportamenti in combattimento di cinque animali: tigre, gru, drago, leopardo e serpente. Esso ha influenzato molto lo sviluppo dello Shaolin classico.
Inoltre, nel periodo Ming si iniziano a diffondere le arti marziali cinesi in Giappone.
Nel XVII° secolo la Cina fu invasa dai Manciù, che diedero inizio alla dinastia Qing (1644-1911 d.C.). Il governo promosse le arti marziali nell’esercito, ma le scoraggiò tra i civili. Quindi le discipline legate alle operazioni di guerra, come ad esempio le strategie, il tiro con l’arco ed il combattimento a cavallo iniziarono ad essere trascurate.
Nel periodo Qing fu molto importante lo sviluppo degli stili interni di Kung Fu.
Oltre al TaijiQuan, che divenne molto praticato nella Cina settentrionale, furono fondati altri due stili interiori, il Bagua (o Pa Kua – Palmo degli Otto Trigrammi) e lo Xing Yi (boxe della forma e della mente).
La resistenza agli invasori da parte dei fedeli alla precedente dinastia Ming, faceva capo al tempio di Shaolin, il quale venne per questo distrutto dalle truppe imperiali nel 1736.
I monaci superstiti si rifugiarono nel monastero di Shaolin del Sud, nella provincia del Fujian, che divenne anch’esso un centro di rivoluzionari che in seguito fu anch’esso raso al suolo.
I maestri di Shaolin quindi fuggirono nella provincia del Guangdong, a Hong Kong, nel sudest asiatico e in America.
Molti stili hanno origine in questo periodo, ad esempio il Tang Lang Quan (boxe della Mantide Religiosa) , il Pa Chi Quan (boxe delle Otto Direzioni), l’ Hung Chia Quan (boxe della famiglia Hung).
Nel 1911 la rivoluzione di Sun Yat Sen mise termine alla storia imperiale cinese. Da tener conto che molti rivoluzionari erano discepoli laici di Shaolin.
Vennero create molte organizzazioni di arti marziali con ampia diffusione in Cina e nel sudest asiatico.
Nel 1926, il Kuomingtang (governo che subentrò all’impero) considerò le arti marziali come arti nazionali. Però la loro pratica degenerò ancor di più in dimostrazioni coreografiche, anche a causa dell’introduzione delle armi da fuoco.
Nel 1928 a Nanchino venne fondato l’istituto per lo studio delle arti marziali, e sempre in questi anni venne creato il Lien Pu Ch’uan , uno stile semplificato di Kung Fu Shaolin per l’insegnamento ai bambini nelle scuole.
Poi, con Mao al potere, la pratica delle arti marziali venne dapprima proibita, ed in seguito i vari stili di Kung Fu vennero modificati rendendoli più spettacolari e meno indirizzati al combattimento, cercando addirittura di negare la relazione tra il Kung Fu Shaolin ed il Buddhismo.
Dopo la morte di Mao, la pratica delle arti marziali iniziò la sua ripresa nei parchi e nelle strade.
Il monastero di Shaolin venne restaurato e riaperto nel 1984, divenendo così meta ambita degli appassionati di tutte le arti marziali.
Tanto ancora si potrebbe scrivere sulle arti marziali cinesi.
E’ comunque opportuno ricordare che esse, come tutte le arti marziali tradizionali, hanno come fine ultimo lo sviluppo spirituale e l’illuminazione del praticante, il quale progredendo nella pratica si risveglia passo dopo passo alla sua vera essenza.
Quando i pensieri saranno purificati,
allora il corpo si muoverà in modo naturale.
Quando il corpo sarà completamente rilassato,
allora la vera natura della mente potrà manifestarsi.