PUGNOZEN: LA MENTE VIENE PRIMA DEL PUGNO - ACCADEMIA ARTI ORIENTALI ASD

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La Storia Delle Arti Marziali

Le arti marziali erano originariamente un sistema di esercitazione omnicomprensiva, che superava di gran lunga la semplice lotta e aiutava i praticanti a superare lo stadio del violento antagonismo del combattimento, giungendo ad una trasformazione radicale del loro essere.

Le arti marziali si basavano, infatti, su un'unione di combattimento, filosofia e religione: l'obiettivo dei combattenti non era solamente quello di vincere la resistenza dell'avversario, ma anche di analizzare il proprio io per poter vivere in armonia con l'universo. Il combattimento passò così da semplice istinto animale e naturale ad una scienza esatta influenzata dalle dottrine religiose orientali, che insegnavano come, incanalando le proprie energie attraverso le arti marziali, la mente, il corpo e lo spirito venissero uniti in un solo io, rendendo possibile la perfetta armonia dell'essere con la natura e l'universo.

Questa ricerca della pace interiore potrebbe sembrare una meta improbabile per chi entra per la prima volta in una scuola di Kung Fu o Karate, desideroso di apprendere un metodo di autodifes, ma rappresenta comunque l'essenza delle arti marziali tradizionali.

Discipline che, attraverso una serie di stadi, conducono l'adepto all'acquisizione di una personalità più saggia e generosa, a beneficio suo e dell'intera società.

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Un po' di Storia

Le origini delle arti marziali sono molto più antiche di quanto siamo portati a pensare, ma, esistendo pochi documenti ad esse relativi, moltissime sono state, soprattutto negli ultimi decenni, le teorie proposte. Cercheremo comunque di delineare i tratti essenziali della loro storia secondo le fonti e i dati più accreditati.

I reperti più antichi rinvenuti dagli archeologi sono una serie di targhe babilonesi che raffigurano esseri umani in posizioni di lotta.

Queste targhe, databili tra il 3000 e il 2000 a.C., sembrano indicare l'esistenza di un tipo di lotta non armata nella fertile pianura mesopotamica, che successivamente si sarebbe diffusa a oriente, per essere sviluppata dagli indiani prima e dai cinesi poi. Altri documenti storici che illustrano tecniche combattive organizzate senz'armi, risalgono all'antico Egitto e raffigurano un metodo rozzo e primitivo della classica lotta nel tempio.

Furono probabilmente i greci, però, a sviluppare un sistema di combattimento più organizzato, il pancrazio, che segnò le origini della lotta e del pugilato (e dei moderni sport da combattimento come la boxe e il full contact).

Il pancrazio (gioco di tutti i poteri), che, oltre ai calci, prevedeva l'uso di tecniche di pugno e colpi a mani nude, divenne rapidamente uno sport e fu persino introdotto tra le diverse specialità dei Giochi Olimpici nel 648 a.C.

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Cina e Arti Marziali

In tutta l'area dell'Asia sud orientale erano probabilmente diffusi diversi sistemi di lotta indigeni, risalenti quasi all'alba della civilizzazione. Tuttavia, per esaminare le arti marziali tradizionali, cioè tutte quelle discipline in cui la lotta non è fine a se stessa, ma fa parte di qualcosa di più vasto, dobbiamo analizzare il caso della Cina, luogo di origine comune a più discipline.

Una delle leggende più antiche e attendibili è quella del mitico inperatore Giallo, Huang Ti, che nel 2674 a.C., dopo aver creato un esercito di grandi guerrieri, insegnò loro i primi rudimenti di un combatti­mento, con elmi cornuti, lotta corpo a corpo, uso della spada, tiro con l'arco e combattimento con carri e con i cavalli.

Dopo un lungo periodo costellato di eroi leggendari e guerrieri imbattibili, fonti storiche più precise ci portano al periodo del­la dinastia Chou, che va dal XI al III secolo a.C. Nel corso di questa dinastia visse Confucio (VI – V sec. a.C.), il grande maestro del pensiero cinese, che esortava i giovani a praticare, oltre agli esercizi spirituali e allo studio, anche le arti marziali.

Nello stesso periodo nacque anche Lao Tse detto “Il vecchio" autore del Tao Te Ching.

Il taoismo e l'arte del combattimento vennero influenzati dal suo pensiero, legandosi così indissolubilmente a principi mistici ed esoterici quali la meditazione, la medicina tradizionale e l'alchimia. La medicina cinese, la religione taoista, con la sua ricerca della longevità e dell'immortalità, e le arti marziali si svilupparono, da allora, sempre a stretto contatto l'una con l'altra.

Ma l'apporto più determinante per la genesi delle arti marziali tradizionali, come noi oggi le conosciamo, fu probabilmente l'introduzione del Buddismo, proveniente dall'India e la nascita di molti monasteri e templi, tra i quali il Tempio di Shaolin (Tempio della Giovane Foresta), sorto alla fine del V sec. d.C. ai piedi del monte Sung, nella regione dell'Honan.

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Il Tempio Shaolin

Secondo la leggenda, un principe indiano, figlio del re bramano in India meridionale, rinunciò a tutte le sue ricchezze e ai suoi titoli e divenne un monaco vagante, per apprendere a fondo la dottrina buddista di Mahayana e trovare dentro di sé, attraverso la meditazione, la libertà e l'illuminazione. Mutò il suo nome in Bodhidarma ,Ta Mo in cinese e, dopo aver raggiunto l'illuminazione, meditando per 9 anni davanti ad un muro, andò in Cina per diffon&;dere la sua dottrina, sconvolto per il declino dell'insegnamento ortodosso del buddismo in quel paese. Giunto presso il tempio di Shaolin, notò che i monaci faticavano a meditare, a causa di pessime condizioni fisiche e di una salute cagionevole e iniziò ad insegnare una serie di esercizi per migliorare il loro stato fisico. I 18 esercizi, basati sulle tecniche di respirazione profonda tipiche dello yoga, rappresentavano l'anello di congiunzione tra corpo e spirito, e vennero definiti "le 18 mani di Lo Han" (discepolo. di Buddha).

Questi esercizi furono la base di un sistema organizzato di pugilato e lotta nel tempio, che poi divenne un sistema completo di difesa personale.

Con il passare del tempo i monaci dovettero affinare e sviluppare sempre di più le capacità combattive per difendersi dai briganti e vennero spesso chiamati a difesa dei poveri e dei deboli, o a servizio dell'imperatore. In breve, il tempio di Shaolin divenne la culla delle arti marziali in Cina ed i monaci si conquistarono sempre più la fama di forti e temibili combattenti.

Nacque così il famoso Kungfu del tempio Shaolin, lo Shaolin Ch'uan che più tardi, con la caduta del monastero, diede origine a molti stili diversi di kung-fu ed influenzò anche la nascita delle arti marziali in altri paesi, tra cui la famosa isola di Okinawa.

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Il Karate di Okinawa

Nei primi anni del XV secolo venne costituito uno stato unificato sull'isola di Okinawa e il re Shohashi emanò un editto che proibiva il possesso di armi, per prevenire risse e insurrezioni. Nel 1609 i signori giapponesi di Satsuma invasero il paese e, incontrando scarsa resistenza, giunsero a stabilire saldamente il loro dominio sull'isola, ampliando ulteriormente il bando contro le armi a qualsiasi strumento dotato di lama.

La popolazione di Okinawa, così sotto­messa, iniziò a frequentare a Kume gli insediamenti dei missionari e dei mercanti cinesi sull'isola e, in segreto, cominciò a farsi insegnare i metodi di pugilato cinese senz'armi.

Unendo i metodi cinesi alle loro idee, gli abitanti di Okinawa svilupparono un sistema di lotta locale per essere in grado di uccidere gli invasori con un solo colpo delle mani o dei piedi. Nonostante il valore di questi guerrieri e i loro continui attacchi agli invasori, Okinawa finì per essere annessa al Giappone, politicamente e culturalmente.

Emersero, nel XIX secolo, tre scuole principali di lotta: Naha Te, Shuri Te e Tomari Te. Il Naha Te è la scuola fondata da Kanryo Higaonna, discepolo di un adepto del villaggio di Kume e tramandata fino ai nostri giorni dal suo allievo Chojun Miyagi, che ha chiamato la sua scuola Goju Ryu. La storia del karate nella tra­dizione di Okinawa inizia, però, con Sokon Matsumura, il primo ad aver trasmesso un metodo sistematico, lo Shuri Te, che poi contribuì alla formazione del Tomari Te.

L'arte trasmes­sa da Matsumura, che è pervenuta fino a noi, si è formata a partire dall'integrazione di tre ele­menti: la tradizione del "Te" (insieme delle tecniche di combattimento praticate dagli abitanti di Okinawa), la pratica dell'arte giapponese della spada della scuola Jigen Ryu e l'arte cinese del combattimento.

I giapponesi si interessarono subito a questo metodo di uccidere senza utilizzare le armi e dal 1917 lo stile di Okinawa fu introdotto in tutto il Giappone dal maestro Gichin Funakoshi.

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Bushido, la Via del Guerriero

Nel Giappone feudale, prima dell'introduzione del Karate, esistevano già altre discipline di combattimento, una delle quali era il Kenjutsu, l'arte della spada poi sviluppatasi come Kendo, che costituiva l'allenamento principale dei samurai.

La casta dei guerrieri samurai era disciplinata da un rigido codice comportamentale, il Bushido che subì notevoli influenze dallo Zen introdotto dalla Cina.

Lo Zen divenne presto la componente fondamentale della preparazione del samurai, indicando la via per giungere al concetto di “mente vuota”: distaccarsi dagli avvenimenti esterni e lasciare la mente elastica e ben attiva in grado di agire o reagire  senza alcun ostacolo.

Il moderno Kendo viene ancora considerato una disciplina spirituale e conserva intatti il rispetto per l'avversario e lo spirito combattivo degli antichi guerrieri.

Andrea Re

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Piccolo Dizionario delle Arti Marziali

Dopo aver delineato nei tratti essenziali le origini delle principali arti marziali tradizionali, spesso radici dei sistemi di lotta che si sono sviluppati negli altri paesi dell'Asia orientale, un breve elenco delle discipline più diffuse e conosciute.

AIKIDO: disciplina marziale giapponese il suo scopo è l'unificazione del principio fondamentale,Ki, che pervade l'universo, con il Ki individuale, inseparabile dalla forza della respirazione di ogni persona .

BA GUA CHANG: arte marziale interna cinese,sviluppata nei monasteri taoisti più di 4000 anni fa come metodo di auto guarigione e meditazione.

DARUMA TAISO: è un sistema antico di esercizi praticato ad Okinawa (Giappone). Consiste in una serie di esercizi orientali che hanno la loro origine nello Yoga, Do In  e Karate. Trasmessa oggi in occidente dal M° Toshio Tamano.

ESCRIMA: sistema di combattimento filippino che utilizza bastoni,spade e pugnali.

GOJU RYU: uno dei maggiori stili di karate del Naha Te di Okinawa, scuola fon­data da Kanryo Higaon­na e tramandata fino ai nostri giorni dal suo allievo Chojun Miyagi e Seikichi Toguchi.

HISING YI CH'UAN: pugilato per formare la mente, uno dei sistemi interni delle arti marziali cinesi.   

HUNG GAR: uno dei molti stili di Kung Fu, creato dalla famiglia Hung dalla sintesi degli stili della Tigre e della Gru.

IAIDO: arte di estrarre e riporre nel fodero la spada, basata su una consapevolezza intel­lettuale e spirituale.

JEET KUNE DO: "la via del pugno che intercetta", lo stile di Kung Fu formulato alla fine degli anni 60 da Bruce Lee.

JU JITSU: arte giapponese in cui la forza dell'avversario viene rivolta contro di lui.

JUDO: forma sportiva moderna del Ju Jitsu, il cui studio si basa soprattutto sulle tecniche di sbilanciamento.

KALI: sistema di difesa personale filippino, che prevede l'uso di sva­riate armi da taglio, il cui maneggio prepara il praticante a combattere anche a mani nude.

KARATE: sistema ideato a Okinawa su tecniche di combattimento cinesi, poi introdotto e sviluppato in Giappone.

KENDO: la "via della spada” giapponese, una sorta di scherma dalle origini molto antiche.

KOBUDO: “antica arte marziale di Okinawa” dove si utilizzano degli attrezzi della vita di ogni giorno come armi di difesa.

KUNG FU: nome che non indica una precisa disciplina, ma riunisce un grande insieme di stili e di tecniche, sia esterne che interne, che si ritiene abbiano avuto origine nel tempio Shaolin attorno al V sec.

MUAY THAI: sistema di pugilato thailandese, promosso e spesso an­che praticato dai sovra­ni del paese.

NINJUTSU: arte giapponese degli invincibili guerrieri Ninja, allenati fin dalla fanciullezza per lo spionaggio e l' assassinio.

PA KUA: stile interno di Kung Fu, derivato dal libro Tao Te Ching e caratterizzato da movimenti circolari e mutamenti di direzione.

QI GONG : Gong letteralmente significa lavoro, mentre QI significa Energia, il Qi Gong è quindi un allenamento della propria energia vitale, allo scopo di vivere meglio e più a lungo.

QWAN KI DO: sintesi dei più antichi e celebri stili d'arti marziali cino­ vietnamite, elaborata dal maestro Pham Xuan Tong.

SHAOLIN CHUAN: Shaoli Chuan, significa pugilato (Chuan) della giovane foresta (Shaolin). Shaolin era il nome di un  famoso monastero, in cui le arti marziali si sono sviluppate e sono state insegnate per millenni.

SHUAI CHIAO: antichissimo sistema di combattimento cinese, risalente al 700 a.C.

SILAT: arte marziale indonesiana con una storia millenaria, deri­vata da tecniche locali, cinesi e indiane.

SUMO : antica forma di lotta giapponese, pervasa degli aspetti religiosi dello scintoismo.

TAE KWON DO: stile coreano di arte marziale,dove prevalgono le tecniche di gamba.

TAl CHI CHUAN: il padre degli stili interni cinesi, ideato intorno al XIII sec. dal monaco Tzang San Feng e molto stimato per i suoi poteri terapeutici.

TANG SOO DO: il Karate coreano tradizionale, sviluppato da Hang Kee nel 1949 sulle antiche arti da combattimento autoctone.

TONG LONG : lo stile della mantide religiosa, ideato nel 1600 circa da Wong Long dall'osservazione della lotta tra una mantide e una cavalletta.

VOVINAM VIET VO DAO: arte marziale di origine vietnamita, codificata nel 1938 dal Maestro Nguyen Loc.

WING CHUN: stile di Kung Fu ideato da una monaca buddista di nome Ng Mui e basato sull'economia dei movimenti.

HAP KI DO: arte marziale coreana, fusione delle movenze dell'Aikido e delle tecniche del Tae Kwon Do.

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