PUGNOZEN: LA MENTE VIENE PRIMA DEL PUGNO - ACCADEMIA ARTI ORIENTALI ASD

ARTICOLI RAJA YOGA

Body Language - La Gestualità

LE MANI

Le mani sono fondamentali nel linguaggio del corpo, anche perchè non è possibile mentire con le mani, sopratutto se cerchiamo di mascherare ansia e nervosismo.

Consideriamo anzitutto i grandi movimenti che, se eseguiti con calma, possiedono enfasi e sono imponenti. Gli stessi gesti, se eseguiti rapidamente, provocano invece inquietudine e confusione.

I piccoli movimenti sono più semplici, e di solito più schietti, e vengono eseguiti da persone che non si curano di apparire ciò che non sono, dotate di riserbo e modestia.

Non dimentichiamo, però, che anche i deboli si comportano così. Come al solito, occorre sempre fare una verifica e non dimenticarsi mai che non esistono segnali corporei univoci. In linea di massima, se i sentimenti entrano in gioco intensamenete (il “sentire”), allora la gestualità sarà più accentuata. Il “quanto” più accentuata dipende al solito da fattori culturali.

Anche nella Gestualità ogni segnale va analizzato dal punto di vista della congruenza / incongruenza : se notiamo un'incongruenza con quanto l'interlocutore ci sta dicendo a parole, non possiamo però essere certi a cosa attribuirla.

Altro criterio, da utilizzare nelle Gestualità, è l'aspetto chiuso / aperto, come nell'Atteggiamento. Nel caso dell'aspetto chiuso (come l'incassare la testa tra le spalle o chiudere le braccia intorno al corpo), è bene distinguere i gesti che rinforzano l'atteggiamento chiuso da quelli che invece precedono l'atteggiamento chiuso, cioè lo introducono. Quest'ultimo caso può essere costituito da gesti che non si completano, che si interrompono al variare improvviso della situazione.

Coprirsi la bocca.

Alcuni, mentre parlano, si portano improvvisamente la mano alla bocca, come a rimangiarsi ciò che hanno appena detto, dandosi a volte dei colpi sulla bocca stessa.

Altri parlano con la mano sulla bocca, richiedendo all'interlocutore maggiore attenzione. Ambedue i gesti indicano però l'intenzione di chiudersi in sè stessi.

Ma i segnali del corpo, i segnali analogici, sono innati o sono appresi?

In realtà la ricerca scientifica è lontana dall'essere conclusa, ma alcune indicazioni ci sono: certi gesti sembrano proprio essere innati, cioè paragonabili a degli “istinti”.

Tra questi, il gesto di voltarsi dall'altra parte per ribrezzo; il gesto dell'indecisione, sempre accompagnato da movimenti della mano verso il naso; il gesto della riflessione, in cui si appoggia l'indice su di un lato del naso (di solito è un gesto maschile); il gesto dell'imbarazzo, in cui ci si tocca i capelli o ci si gratta in testa.

Altri gesti sono certamente culturali, e quindi appresi, per imitazione.

Un esempio per tutti.

Quando un occidentale si accorge di aver detto qualcosa di sbagliato o di offensivo, e gli rincresce, abbassa gli occhi in segno di imbarazzo e non guarda in faccia l'altro.

In Giappone questo gesto non esiste. Nella stessa situazione, un giapponese si dà un colpo sulla bocca a mano tesa e guarda l'interlocutore con occhi spalancati, come a cercare di leggere sul viso dell'altro se sarà perdonato o no. Se di fronte si trova un europeo che distoglie gli occhi, tale segnale sembrerà strano ed incongruente al giapponese.

I segnali devono essere adeguati.

Noi abbiamo parlato spesso di congruenza ed incongruenza riguardo ai segnali del corpo nel confronti del discorso verbale.

Esiste un altro tipo di incongruenza, quella “rispetto alla persona”. Avviene quando un individuo invia segnali del corpo che “non sono adatti a lui”.

Un esempio efficace si ha quando uno imita consapevolmente un'altra persona presa come modello, un cantante, un attore, una rock star. Pensate ai club di fans di Elvis Presley, dove centinaia di persone rinunciano volontariamente alla loro personalità, al loro modo naturale e spontaneo di muoversi, parlare, vestirsi. Questo fenomeno si osserva facilmente negli adolescenti.

Per quanto riguarda l'abbigliamento , c'è una osservazione da fare.

Alcuni psicologi considerano l'abbigliamento che indossiamo, come anche l'auto che guidiamo, dei segnali che fanno parte del linguaggio del corpo. Osserviamo però subito che quello che indossiamo può essere solo in parte una scelta nostra : magari indossiamo una certa cravatta solo perchè ce l'ha regalata la vecchia zia ricca e non perchè ci piace veramente.

Così la scelta dell'auto è certamente influenzata dalle nostre possibilità economiche, così come dalle necessità della famiglia, dalla moda, ecc. I segnali diretti del nostro corpo sono invece più nostri, cioè sono prodotti in misura maggiore da noi stessi.

Ora, più uno è sè stesso, tanto più bassa è la possibilità che emetta segnali analogici (cioè corporei) che sembrino incongruenti con la sua persona.

La Pseudo-gestualità. E' la gestualità di chi agita le mani senza motivo, che gesticola in modo sconnesso, a scatti, seguendo il ritmo del suo parlare.

Accade quando un oratore legge un testo che non ha scritto lui. In tal caso si osservano spesso gesti di enfasi sproporzionati come entità e come frequenza.

Si ha pseudogestualità anche quando uno parla tanto per parlare, mentre la sua mente e la sua attenzione sono da un'altra parte.

La stretta di mano

Stringersi la mano è diventato ormai un gesto universale, anche in Oriente dove si univano le mani in un gesto di preghiera, anche in Giappone dove la consuetudine è inchinarsi. v Darsi la mano è considerato un gesto di riconoscimento che l'altro è di pari grado, ma il modo di stringere la mano può comunicare segnali molto diversi.

Stretta dell'avambraccio. E' ormai in disuso, era usata dagli antichi romani e permetteva di verificare se l'altro aveva armi nascoste nella manica. L'abitudine di tenere un pugnale nella manica durò quasi 2000 anni, fino alla fine del Settecento.

Stretta paritaria. I palmi delle mani che si stringono rimangono verticali. Questo è considerato un segnale di reciproco rispetto.

Stretta dominante. Si fa tendendo la mano orizzontale col palmo rivolto in basso.

E' tipica di chi si ritiene superiore, e quindi tende la mano per primo. Chi stringe la mano col palmo verso l'alto accetta la sudditanza ed esprime la sua inferiorità.

Per chi prevarica esistono poi delle contromosse, alcune sottili, altre palesi e quasi offensive.

Possiamo, ad esempio, raddrizzare la mano dell'altro con forza, ma non sempre è facile, e poi viene notato subito.

Meglio eseguire la tecnica del passo a destra. Consiste nel fare un passo in avanti col piede sinistro, e poi allineare il destro portandosi dentro lo spazio personale dell'altro. Nello stesso tempo si gira verso l'alto il palmo della mano dell'interlocutore.

Oppure eseguire la tecnica della doppia presa. Consiste nell'usare le mano sinistra per stringere la mano dell'altro, cui si è già data la destra, raddrizzando la stretta col nostro palmo verso il basso. Questa stretta può anche essere usata per aumentare il contatto fisico e per apparire affidabile ed onesto.

I politici ne fanno spesso uso.

Presa dall'alto. E' da eseguire come ultima risorsa quando si sente che l'altro cerca di intimorirci. Se siete una donna, imparatela senz'altro. Consiste nell'afferrare la mano dell'altro da sopra il polso, come se sbagliassimo il movimento. Questa presa di solito innervosisce l'interlocutore, che se ne accorge subito.

Posizione a sinistra. Prima di stringere la mano a qualcuno, se intendiamo evidenziare la nostra posizione dominante o il nostro status superiore, poniamo il nostro interlocutore sulla sinistra. Non è un caso se tutti i leader politici cercano di stare sulla sinistra di chi guarda.

Esistono poi quelle che si chiamano strette di controllo , che servono per dimostrare sincerità, fiducia, profondità di sentimento nei confronti dell'altro. Richiedono confidenza tra i due che si stringono la mano. Sono la presa di polso, di gomito, di braccio e di spalla.

Esistono delle strette di mano da evitare assolutamente perchè sgradevoli.

Sono: la stretta molliccia a pesce morto, la morsa tritaossa, la presa sulla punta delle dita, la stretta a braccio rigido teso in avanti, la tirata di braccio durante la stretta di mano, la presa della pompa (in cui si muovono su e giù le mani strette per un numero eccessivo di volte).

I gesti delle braccia.

Rivelano sempre insicurezza e desiderio di difendersi. I più usati sono:

- braccia conserte a pugni chiusi, o con le mani che aderiscono al corpo
- abbracciarsi, all'altezza delle spalle, del petto, dei fianchi
- coprirsi parte del corpo con le mani o con oggetti come borsette, cartelline ecc.
- sistemarsi i polsini, o controllare che i bottoni siano allacciati
- tenere in mano qualcosa (penna, fiori, borsetta, documenti)

Soffiarsi il naso. Questo è in realtà un gesto culturale. Infatti, solo gli europei ed i popoli di lingua inglese, usano il fazzoletto per soffiarsi il naso, e poi se lo mettono in tasca. L'abitudine di usare il fazzoletto è moderna ed ha la sua origine nelle epidemie di tubercolosi dalla fine del ‘700 ai primi decenni del ‘900. Gli asiatici, ed i giapponesi, che non hanno avuto tali epidemie, soffiano dal naso e sputano, gesti che che vengono considerati disgustosi da un europeo e da un americano. Essi credono, ed hanno ragione, che sia più igienico espellere il muco e sputare.

Mettersi in tasca, poi, un fazzoletto sporco, equivale per loro a mettersi in tasca un pezzo di carta igienica. Questa volta è disgustoso per loro.

Ettore Tessera

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